Riparabilità

Il prodotto finale è facile da riparare?

E’ verosimile che un oggetto facile da riparare, venga riparato. Quando questo succede, esso continua ad essere usato, quindi ha vita più lunga rispetto a quella che avrebbe avuto se fosse stato progettato altrimenti. Implicando la rinascita dell’oggetto come possibilità produttiva, si allunga la vita del prodotto finale e contemporaneamente si riduce lo scarto.

Disassemblaggio

Quanto è facile separare i componenti e i materiali del prodotto finale?

E’ verosimile che l’utente disassembli il prodotto finale quando risulta facile e un approccio progettuale, che tiene conto dei comportamenti umani, finisce per aumentare l’efficienza dei processi industriali. In questo caso il processo del riciclo ne giova poiché il momento del disassemblaggio viene fatto a monte, quindi viene decentralizzato, e in fabbrica può essere saltato.

L’Aquila

Per quanti non lo sapessero, fra gli obiettivi del progetto ospitato da questo sito c’è la realizzazione di un cortometraggio; quest’ultimo sarà prevalentemente ambientato a L’Aquila (anche se non se ne farà menzione esplicita). La scelta è legata al suo forte valore simbolico, rispetto al tema della ricostruzione.

Nell’attesa di pianificare una ricognizione sul posto, per individuare le prime location e iniziare a produrre un po’ di documentazione video e fotografica, ho iniziato a cercare distrattamente qualche immagine online e mi sono imbattuto in verso L’Aquila.

Non mi pronuncio sulla qualità del sito, in sé, ma ad un primo sguardo ho trovato interessanti la sezione dedicata al piano strategico e quella con le immagini.


Auditorium di Renzo Piano

Chiaccherando del corto con amici e colleghi, in merito alla ricostruzione de L’Aquila, ricorre il riferimento al progetto di Piano.
Alcuni accennavano al fatto che è stato progettato secondo criteri di sostenibilità. Stando a questo articolo:

La struttura adottata per tutti i cubi è realizzata con travi in legno alle quali sono collegati a secco pannelli composti da strati di legno lamellare. Questa tecnologia, conosciuta col nome di X-lam, permette di coniugare numerosi aspetti tra i quali un alto grado di sostenibilità, di risparmio energetico e rispondenza ai requisiti antisismici, i quali sono garantiti anche dalla collocazione di isolatori sismici elastomerici al di sotto della platea che sorregge la struttura lignea.
Nel trattamento esterno delle superfici il materiale protagonista è sempre il legno di abete, proveniente dalla regione del Trentino Alto Adige e sottoposto ai test di controllo previsti dall’istituto di ricerca IVALSA. Una trama di doghe orizzontali di colori differenti e termotrattate è stata collegata alla sottostruttura in modo da creare un’intercapedine e sfruttare i benefici del sistema di facciata ventilata.

Non sembra nulla di stupefacente ma meglio di nulla (designboom sottolinea l’impegno dicendo che hanno anche piantato 200 alberi per compensare il legno usato; qui l’articolo di Dezeen).
Per quanto riguarda la tecnologia X-lam (anche qui), sarebbe da capire che colle usa e, più in generale, che trattamenti subisce il legno.


Disegni

Lascio qui un appunto su Una carriola di disegni, segnalatomi da un caro amico che ha vissuto e studiato a L’Aquila, per diverso tempo. Da lì, sono finito anche qui.

 

 

hi-tech sostenibile

Come alcuni di voi già sanno, per molto tempo ho fatto ricerca nell’ambito dell’informatica sostenibile e varie tematiche annesse (è stato questo il tema della mia tesi in Design di Sistemi).
E’ certo che la questione andrà affrontata per il corto, per cui inizio a raccogliere qui un po’ di materiale essenziale, per presentare parte del lavoro che ho già fatto in questo senso.


L’impatto che l’industria informatica ha sull’ambiente e lo sviluppo dell’uomo, oltre ad essere ingente, avviene a vari livelli.
Ai fini della tesi, si rivelò utile suddividere le problematiche coinvolte in quattro macrocategorie: cicli di energia, cicli di materia, sanità e sicurezza, accessibilità.
In molti casi, queste categorie sono strumenti concettuali utili anche in settori, se si ragiona in termini di sviluppo sostenibile; questo accade perché quasi sempre coesistono come parti interconnesse di uno stesso problema.

L’approccio sistemico (e olistico) è indispensabile per affrontare la complessità e diversità di un tale scenario.
Dalla scelta dei corretti cicli di materiali ed energia (anche nella distribuzione), alla progettazione dei processi produttivi, di assemblaggio e disassemblaggio, possibilità di riparazione, dismissione e recupero, ogni aspetto andrebbe considerato e risolto congiuntamente con gli altri.

Nelle immagini, trovate alcuni concept che avevo progettato, come parti integrate di uno stesso sistema.
Tanto per dare un’idea (mentre cerco il modo e il luogo più appropriato per condividere la versione hires delle tavole), queste erano alcune delle idee proposte:


Chiaramente, il progetto comincia ad essere un po’ datato (2008), molte cose vanno ripensate, ma pensavo fosse un buono spunto per avviare la discussione sul fronte hi-tech.